I domini e i regni della Vita naturale
I principi che regolano l’interazione degli organismi viventi
Un modello economico circolare potrebbe inspirarsi all’interazione dimostrata tra i diversi domini e regni della vita. Osservando come gli organismi operano, trasformano e interagiscono, possiamo imparare dalla natura come far co-esistere e co-evolvere i settori economici in modo sostenibile.
Nel mondo biologico le specie viventi possono essere distinte in tre grandi domini. Il dominio dei Batteri e il dominio degli Archei comprendono organismi monocellulari (cellule procariote); il dominio degli Eucarioti si rivide in quattro sottogruppi, definiti regni: quello dei protisti (alghe e protozoi), dei funghi, dei vegetali e degli animali.
Accanto a questi vi sono i virus, costituiti solamente da un involucro di proteine che contiene una molecola di DNA e di RNA, e circa mille volte più piccoli di una cellula. Le caratteristiche dei virus li pongono al confine tra il mondo dei viventi e dei non viventi.

Nessuna specie mangia i propri rifiuti: ciò che costituisce un rifiuto per una specie, è il cibo per un’altra appartenente ad un altro regno.
Così come le piante vengono mangiate dagli erbivori, questi diventano poi prede dei carnivori. Con la morte di quest’ultimi le sostanze nutritive ritornano alla terra, che farà crescere altre piante, e il ciclo si ripete. Se una specie tuttavia inizia a mangiare i propri rifiuti, si deteriora. Quando per esempio gli allevatori cominciarono a nutrire le mucche con gli scarti di altre mucche, violando questo principio, la conseguenza è stata lo scoppio della malattia della mucca pazza. Gli agricoltori di gamberi hanno fatto lo stesso errore quando i gamberi sono stati alimentati da loro spreco, portando al virus di gamberetti bianchi. Le eccezioni sfidano il proprio sistema immunitario. Se un animale ingerisce solo i propri rifiuti e si comporta come cannibale, e non sopravviverà mai. Similmente, se un settore industriale dovesse riutilizzare tutti i propri rifiuti, diminuisce la sua flessibilità e aumenta il rischio di difetti.

Una sostanza o un composto o una sostanza tossica per una specie appartenente ad un regno, sarà neutrale o nutriente per un’altra specie in almeno un altro regno.
Come esseri umani teniamo a classificare ciò che è tossico solo dal punto di vista umano, ma non c’è niente di più sbagliato che pensare che tutto ciò che sia tossico per noi lo debba essere per forza anche per tutte le altre specie in ogni regno.
Ad esempio c’è il caso del cianuro. Quest’ultimo assieme all’arsenico è tossico per gli animali, ma è compatibile con diverse specie vegetali, che li producono e li utilizzano efficacemente proprio come difesa contro i predatori. Le mele sono ricche di cianuro, così come le pesche, anche se nessuna di queste deve essere etichettata “pericolosa – contiene cianuro”. E’ bene ricordare il primo principio: se una specie elimina le tossine all’interno del proprio sistema, questo degenererà.

In ecosistemi altamente complessi, i virus rimangono inattivi e persino scompaiono senza causare danni attraversando almeno altri due regni.
La realtà, però, è che i virus sono specifici del regno e possono essere eliminati se si applica il primo principio. Gli scarti di macellazione, anche se bolliti, non possono essere utilizzati per alimentare altri bovini, a causa del primo principio: il prione, infatti, che causa la malattia di Madcow potrebbe sopravvivere ad alte temperature. Per eliminare un prione o un virus contenuti nella carne, questi scarti devono passare attraverso almeno gli altri 4 regni.

Più i sistemi sono diversificati e locali, e più saranno efficienti e resistenti.
Le piante e gli alberi che co-esistono e co-evolgono con specie appartenenti agli altri regni creeranno il sistema migliore e più efficace all’interno dei confini del proprio microsistema.
La natura si è evoluta da poche specie a una ricca biodiversità. Diversità significa ricchezza, la standardizzazione è il contrario.
La natura offre spazio alle specie “imprenditoriali” che fanno di più con meno. La natura è contraria alla monopolizzazione. In natura la costante è il cambiamento e le innovazioni avvengono in ogni momento.
La natura funziona solo con ciò che è localmente disponibile, perciò un’attività sostenibile si evolve rispetto alla capacità di diversificare e divinire più efficiente tramite nuove strategie e creatività.
Se una specie non nativa non si integra con l’ecosistema, quest’ultimo si degenererà. Nei sistemi naturali tutto è collegato, ed evolve attraverso la simbiosi.

Tutti i regni combinano, integrano e separano la materia a temperatura e pressione ambiente.
Un ragno fa la sua fibra elastica, resistente, velocemente a temperatura e pressione ambiente. E’ inoltre auto-degradante, nel momento in cui la tensione scende, inizia a disgregarsi. Il mollusco nell’acqua fredda produce una ceramica più resistente della ceramica a prova di proiettile. Gli enzimi sintetizzano resine e polimeri, permettendo agli alberi di creare il legno, e le foglie producono glucosio utilizzando acqua e anidride carbonica, sempre a temperatura e pressione ambiente.
Molti processi tecnologici di trasformazione e di sintesi chimica possono essere ri-progettati e ri-pensati. Processi a temperatura e pressione ambiente hanno una maggiore efficienza energetica. Inoltre se la riduzione della produttività viene compensata da un aumento della durata del ciclo di vita dei prodotti e ad un aumento del valore aggiunto, è possibile introdurre nuovi di cicli economici sostenibili e compatibili con i cicli della natura.
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